F1, Coronavirus: il capo della McLaren resta in quarantena in Australia assieme ad altri dipendenti per non lasciarli da soli. Un esempio di leadership
Andreas Seidl, direttore del team di Formula 1 della McLaren, ha deciso di non volare in Europa ed è rimasto in Australia, insieme ai dipendenti messi in quarantena per coronavirus e al primo membro del paddock infetto.
Non appena il Gran Premio d’Australia di Formula 1 è stato annullato, lo staff europeo ha deciso di tornare a casa dalla propria famiglia. La maggior parte di loro sono inglesi, tedeschi e francesi, paesi in cui la situazione è peggiorata molto negli ultimi giorni e, una volta appreso che la gara non si sarebbe svolta, non c’era motivo di stare lontano da casa.
Tutti sono stati in grado di tornare dalle loro famiglie tranne il dipendente della McLaren infettato da coronavirus, che si è rivelato positivo giovedì scorso. Lui e i suoi colleghi che hanno avuto rapporti diretti, sono rimasti in quarantena a Melbourne.
A loro si è unito in modo esemplare Andreas Seidl, team principal della scuderia, con l’obiettivo di mantenere motivati e far compagnia ai dipendenti in quarantena. “Al momento sto con i miei ragazzi per supportarli“, ha dichiarato Seidl a F1-Insider.
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F1, Coronavirus: il capo della McLaren Andreas Seidl resta in quarantena in Australia
E’ stato Seidl a prendere la decisione del ritiro della McLaren dal Gp d’Australia dopo che uno dei suoi dipendenti era risultato positivo al coronavirus. Il tedesco, che era responsabile del successo del programma Le Mans di Porsche prima di arrivare alla McLaren, ha trasmesso la sua decisione a Zak Brown, CEO della McLaren Racing.
“Ho dovuto agire immediatamente e ho deciso di ritirare la squadra dalla gara. La mia decisione è stata pienamente supportata dai proprietari del team. Non c’era altra opzione per me. La sicurezza dei miei dipendenti è stata la mia priorità”, spiega.
Oltre alla quarantena dei dipendenti della McLaren in Australia, insieme all’infezione da Covid-19, il resto del team che ha viaggiato a Melbourne dovrà rimanere a casa per un periodo di 15 giorni, prima di tornare alla propria attività nel quartier generale della squadra di Woking.
E’ stata la McLaren a scatenare la situazione che si è conclusa con l’annullamento finale del Gran Premio d’Australia. Se la gara fosse stata disputata, sarebbe stato un gesto assolutamente irresponsabile, dato il potenziale contagio di tutti i presenti tra paddock e tribune.
A seguito delle misure adottate da altri paesi, l’Australia ora costringe tutti coloro che entrano nel loro paese a effettuare una quarantena obbligatoria. Allo stesso modo, ci sono attualmente restrizioni di viaggio nella maggior parte dei paesi europei. Pertanto, la gara è stata annullata in tempo (grazie alla McLaren e agli altri team) in modo che i dipendenti potessero tornare a casa.
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