Un uomo accumula 25.000€ di multe per diverse infrazioni al codice della strada e decide di proporre ricorso: il Tribunale condanna i Comuni che hanno emesso le sanzioni.
Una vicenda giudiziaria che ha dell’incredibile quella avvenuta in Valdera, Toscana. Un uomo, che era stato in grado di accumulare 25.000€ di sanzione per svariate violazioni al codice della strada, si è visto riconosciuto dal Tribunale il diritto a non corrispondere alcuna somma. Anzi, il Giudice ha perfino condannato gli enti che lo avevano sanzionato al pagamento delle spese processuali. Com’è possibile?
Un uomo residente in Valdera, Toscana, è riuscito ad accumulare un debito di 25.000€ a seguito di svariate infrazioni al codice della strada. Le sanzioni, che sommate hanno portato alla grande cifra, sono state emesse nel tempo da ogni sorta di autorità: polizia stradale, carabinieri e polizia municipale.
Orbene, il “trasgressore” nel 2017 avrebbe adito il Giudice di Pace di Pontedera, lamentando il fatto che non gli sarebbe mai stata notificata dall’Agenzia delle Entrate alcuna cartella esattoriale. Di talchè sarebbe venuto a conoscenza del debito solo tramite il cosiddetto “estratto di ruolo”, ossia facendo una verifica della sua posizione debitoria.
Per il Giudice però la sua richiesta era inammissibile. Il ricorrente avrebbe dovuto presentare, riporta la redazione de Il Tirreno, tanti ricorsi quanti erano gli enti che avevano comminato la sanzione. L’uomo, però, non si da per vinto e propone appello. Il Tribunale di Pisa, contro ogni aspettativa della Pubblica Amministrazione, ribalta la decisione del giudice di prime cure. Non solo riconosce il vizio di forma da parte dell’Agenzia dell’Entrate lamentato dall’uomo, ma condanna anche tutti gli enti costituitisi in giudizio al pagamento delle spese legali. Le parti soccombenti sono state i Comuni di Santa Croce, Castelfranco e Cascina.
Sul punto si è espresso il comandante della polizia municipale di Santa Croce, Sandro Ammannati. “È bene sottolineare –riporta Il Tirreno– che anche il giudice di secondo grado non ha rilevato alcun errore da parte degli organi di polizia: le notifiche ci sono tutte e abbiamo le copie dei verbali, alcuni contestati anche sul posto con tanto di firma del ricorrente. Eppure il giudice ha condannato noi perché non avremmo dovuto difenderci“. Ed ancora: “Ammesso che un errore ci sia – riporta Il Tirreno – ne deve rispondere l’Agenzia delle Entrate e non i Comuni. Invece siamo stati condannati perché ci siamo permessi di dire che non c’entriamo niente”. Il comandante ha, infine, concluso dicendo: “Se passa un caso del genere – scrive Il Tirreno riportando le parole di Ammannati – significa che ognuno può permettersi di non pagare e poi far ricorso quando vuole, tirando in ballo anche enti e tribunali non competenti. Noi invece riteniamo che questi siano i casi da combattere con più fermezza. Perché – termina- non siamo di fronte alla famiglia in difficoltà economica che prende cinque multe in vent’anni e non riesce a pagare. Cumulare 25mila euro di sanzioni significa vivere quotidianamente in spregio delle regole e degli altri“.
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