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Fiat Mirafiori: tensioni dopo la vittoria del sì nello stabilimento di Torino

FIAT MIRAFIORI – La lunga notte del referendum si chiude all’alba di sabato con la vittoria del sì: dopo uno scrutinio durato circa 9 ore, con un vero e proprio testa a testa, l’accordo su Mirafiori, firmato dalla Fiat con Fim, Uilm, Fismic e Ugl, passa con il 54% di voti favorevoli. Decisivo il voto degli impiegati.

“Una scelta coraggiosa”, la definisce l’amministratore delegato del Lingotto, Sergio Marchionne che ringrazia i lavoratori e parla di “svolta storica”, mentre il presidente John Elkann invita “ad archiviare le polemiche” e garantisce “il pieno e convinto sostegno della famiglia”. Ora si rispettino gli impegni sull’investimento, dicono il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi e il ministro dell’Interno, Roberto Maroni. Plaude all’esito del referendum anche la presidente degli industriali, Emma Marcegaglia che rilancia il “patto di New York” con Marchionne, per chiudere in tempi brevi la partita Confindustria-Fiat: “appena faremo il contratto auto rientrerà”.

La Fiom però non demorde, “gli operai – dice – non ci hanno lasciati soli”: per il segretario generale, Maurizio Landini, sarebbe “un atto di saggezza riaprire una trattativa”, mentre Susanna Camusso, leader della Cgil, sostiene che il voto di Mirafiori ha bocciato “la possibilità di governare la fabbrica senza il consenso dei lavoratori”. Il segretario del Pd, Pierluigi Bersani, chiede di rispettare l’esito del referendum, ma anche il disagio degli operai.

Al voto, iniziato con il turno delle 22 di giovedì, partecipano in tanti: in tutto 5.154 lavoratori, il 94,8% degli aventi diritto. Un’affluenza record, superiore a quella di Pomigliano. Il sì ottiene 2.735 voti, pari al 54,05%. A votare no sono invece in 2.325 (45,95%), 59 le schede nulle e bianche.

Nei primi seggi scrutinati, quattro del reparto montaggio e uno della lastratura, dove la Fiom è tradizionalmente forte, prevale il no. Poi il ribaltone, grazie soprattutto al voto dei colletti bianchi: al seggio 5, quello degli impiegati, votano a favore dell’accordo 421 dei 441 presenti. Ma anche nel conteggio complessivo dei soli operai, il sì prevale anche se soltanto per 9 voti. Fra le oltre 4.500 tute blu, al montaggio e alla lastratura si registra il 53% di no, mentre i sì sono prevalenti al reparto verniciatura. Il leader della Cisl, Raffaele Bonanni, parla di “vittoria del sì inequivocabile e importante”, per il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti “hanno vinto le ragioni del lavoro”.

L’attesa, però, è lunga una notte intera. Davanti al cancello due, simbolo dei 2 giorni di passione per lo stabilimento storico della Fiat, ci sono operai, militanti sindacali degli opposti schieramenti, ex dipendenti, giornalisti, fotografi e troupe televisive. E non manca un piccolo ‘giallo’, quello del seggio 8, dove la scomparsa di una cinquantina di schede costringe la commissione elettorale a controllare il voto. Anche la fase finale dello spoglio, a vittoria del sì già acquisita, è carica di tensione, tra urla e spinte che causano un lieve malore a un rappresentante della Fiom.

Qualche isolato sostenitore del ‘no’ brucia le bandiere dei sindacati favorevoli all’intesa. Mirafiori ora, dice Marchionne, ha un futuro. Quello immediato, però, non è facile. La produzione nelle prossime settimane sarà a singhiozzo a causa della cassa integrazione: lunedì la fabbrica resterà completamente ferma, da martedì a giovedì si lavorerà regolarmente, mentre venerdì saranno in fabbrica soltanto gli addetti della linea della Mito. Dopo gli scontri delle ultime settimane e della notte del referendum, a Torino il vescovo, Cesare Nosiglia, celebra una Messa della riconciliazione e del dialogo.

Ansa

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