OGGI E’ IL COMPLEANNO DI SCHUMACHER – 3 Gennaio 1969. Michael Schumacher compie, oggi, 42 anni. Più di un terzo dei quali passati al volante di una Formula 1.
La 2011 sarà, infatti, la diciassettesima stagione completa nel Mondiale del 7 volte iridato, a partire dal 1992. Le gare disputate sul finire della stagione 1991, si compensano con quelle saltate nel 1999 dopo l’incidente di Silverstone.
Secondo per numero di presenze all’inossidabile collega Rubens Barrichello, Schumacher ha corso nella sua Carriera con i grandi nomi degli ultimi due decenni di F1. Prost, Senna, Mansell, Piquet, Hill, Jacques Villeneuve, Hakkinen, Alonso, Button, Raikkonen e, da quest’anno, Hamilton e il neo Iridato Vettel.
La scommessa parte seconda
Ripartirà quest’anno dopo la stagione purgatorio del 2010, della quale abbiamo parlato ampiamente nel nostro approfondimento dei mesi scorsi.
Le attese dell’anno scorso, contrapposte ai risultati ottenuti, hanno senza dubbio giovato in maniera negativa all’immagine del tedesco. In F1 contano i risultati, e questi non sono arrivati. Ovviamente le attenuanti ci sono, e i miglioramenti del finale di stagione lasciano presagire che il tedesco possa, in parte, aver ritrovato lo smalto che conosciamo.
Divertimento o meno, Schumacher è tornato in F1 con l’obiettivo di essere, ancora una volta, il migliore. Il che significa diventare, per l’ottava volta, Campione del Mondo. Dopo il bis 1994-1995 e la cinquina 2000-2004.
E’ oggettivamente un target molto difficile, quasi impossibile. L’ha detto anche Alain Prost, pur riconoscendo lo spessore della sfida messa in piedi dal tedesco. Il quale, l’anno scorso, ha saggiato le difficoltà del rientro, le differenze di tre anni di evoluzioni delle monoposto, gli avversari giovani e agguerriti. L’età biologica avanza inesorabilmente, ma qui non possiamo sapere quanto incida sulle prestazioni di un pilota. Caso per caso, oltretutto, ci potrebbero essere delle differenze.
Ma cosa dovrà cambiare affinchè Schumacher possa tornare a competere per il titolo?
Il 2011 ci dirà se il suo rientro ha avuto un senso o meno. Se il 2010 è stato un anno di apprendistato, di inizio di seconda carriera, la nuova stagione dovrà rappresentare la prova di quello che Schumacher è ancora capace di fare al volante di una monoposto di F1.
Monoposto (la Mercedes) che, di suo, dovrà migliorare dal punto di vista tecnico. Non si diventa Campioni del Mondo senza una monoposto che permetta di raggiungere questo obiettivo. E la Mercedes W01 non faceva di certo parte di questo ristretto gruppo di vetture.
La cronica difficoltà di mandare in temperatura le gomme anteriori era stata riscontrata già dai primi test di Febbraio, e non è stato possibile porvi rimedio. Pertanto, sarà da valutare se questo difetto strutturale è stato risolto.
Il passaggio alle gomme Pirelli è una di quelle incognite che possono cambiare completamente le carte in tavola. Chi si adatterà meglio, avrà la vettura migliore o, quanto meno, una delle migliori. Ciò vuol dire che potrebbe succedere di tutto. E, questo, potrebbe essere al 50% un vantaggio o uno svantaggio proprio per la Mercedes e, quindi, per Schumacher. Il quale si è lamentato spesso nell’anno passato (insieme a Felipe Massa) della poca consistenza delle Bridgestone, che non gli permettevano un ingresso di curva aggressivo, come da suo stile di guida. Se le coperture italiane saranno più congeniali alla guida del tedesco, i risultati ne gioveranno sensibilmente. Se la differenza con le Bridgestone sarà minima (ma dai test di Abu Dhabi si sono avuti riscontri positivi), potrebbero esserci sorprese.
Gli appassionati, ovviamente, si aspettano di rivedere Schumacher combattere per le posizioni che contano. Soprattutto dopo una stagione come quella passata. Ma la F1, col passare degli anni, permette sempre meno ai piloti di fare la differenza. L’elettronica avanzata e i regolamenti tecnici FIA, come sappiamo, sono un grande ostacolo per sorpassi e quant’altro.
Quello che riteniamo però il primo obiettivo di Michael per il nuovo anno, è quello di (ri)conquistare il ruolo di prima guida all’interno della squadra. Il che significa restare assiduamente davanti a Rosberg. Questo sarebbe il primo passo per far capire di essere tornato veramente, e ciò delegherebbe la colpa dei risultati deludenti anche all’aspetto tecnico, alla macchina, piuttosto che unicamente al pilota. Il tutto verrebbe poi da sè.
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