SODDISFAZIONE…
Ecco le parole dell’artefice dell’accordo, l’amministratore delegato di Fiat, Sergio Marchionne: “È un gran bel momento per tutti quelli che hanno faticato per raggiungere un’intesa, ma soprattutto per i lavoratori e per il futuro dello stabilimento. Mirafiori inizia oggi una nuova fase della sua vita. Grazie all’accordo di oggi, Mirafiori potrà compiere un salto di qualità e farsi apprezzare a livello internazionale, diventando un esempio unico in Italia di impegno condiviso da un costruttore di automobili estero, come la Chrysler”. Gli investimenti previsti “partiranno nel minor tempo possibile”: un miliardo di euro per la joint-venture con Chrysler che farà produrre a Mirafiori vetture con i marchi Jeep e Alfa Romeo. Siamo sulle 280.000 automobili l’anno, specie Suv.
…E RABBIA
Immediata la reazione della Fiom: Giorgio Airaudo la definisce “una firma con vergogna”. Perché i lavoratori, se l’accordo verrà “ratificato” dal referendum, saranno costretti a fare 120 ore di straordinario, proprio come a Pomigliano. Inoltre, il dipendente può essere obbligato a lavorare per 10 ore a turno per sei giorni consecutivi. Diminuiti anche i giorni di malattia pagati, mentre la pausa pranzo scende da 40 minuti in otto ore, a 30 minuti. E addio al diritto di sciopero, in base a contratti individuali.
PAROLE DURE
La leader della Cgil, Susanna Camusso, parla di “svolta autoritaria” della Fiat. Per Giorgio Cremaschi, presidente del Comitato centrale della Fiom, l’unica risposta possibile è lo sciopero generale. A tale fine, il 29 dicembre si terrà un comitato straordinario. Cremaschi poi ironizza sulle parole di Marchionne: “È vero che l’accordo di Mirafiori è storico. Ha un solo precedente: il 2 ottobre 1925 quando Mussolini, la Confindustria e i sindacati fascisti e nazionalisti sottoscrissero l’abolizione delle commissioni interne. Marchionne, Cisl e Uil aboliscono in Fiat e Mirafiori le Rsu e le elezioni democratiche. È un atto di un autoritarismo senza precedenti nella storia della Repubblica: nemmeno negli anni ’50 si tolse ai lavoratori Fiat il diritto a votare per le loro rappresentanze. E per Cisl e Uil è una vergogna assoluta”.
LA RISPOSTA DELLA UIL
Arriva però anche la replica del numero uno della Uil, Luigi Angeletti, alla Fiom: “Noi sindacati aziendalisti? È ridicolo. Chi ha firmato i contratti nazionali? Noi. Chi ha firmato accordi con le associazioni confederali di imprese in tutta Italia? Noi. C’é un’altra forma di sindacato? Forse la forma alternativa è di non fare accordi con nessuno?”, la chiosa sarcastica.
“IN PARLAMENTO”
Anche il leader del Pd, Pierluigi Bersani, scende in campo: “La questione deve essere oggetto di una discussione in Parlamento”. E aggiunge al Tg3: “L’iniziativa della Fiat è molto forte. Se porterà, come io spero, a sollecitare una riforma, che ci vuole, dei meccanismi di partecipazione e di rappresentanza del mondo del lavoro, sarà un fatto che avrà un esito buono; se invece porterà, come è anche possibile, a una disarticolazione dei rapporti sociali, allora sarà un fatto molto negativo”. Resta il problema che Fiat, di fronte a un mancato accordo possa non investire a Mirafiori: “Gli investimenti – secondo Bersani – sono assolutamente prioritari, l’utilizzazione degli impianti piena è assolutamente prioritaria; però qui c’è una terza cosa, che riguarda un effetto di sistema, cioè il sistema delle relazioni sindacali e della partecipazione dei lavoratori e credo che non sia possibile che una palla di neve diventi una valanga per tutto il nostro sistema senza che nessuno ne parli”, riferendosi a organizzazioni sociali, Governo e Parlamento.
“FA SCUOLA”
Di diverso avviso il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, intervenuto alla trasmissione di Radio1 Baobab. L’intesa Fiat-Mirafiori “può fare scuola per spiegare che all’interno di cornici di carattere generale, l’azienda è destinata a essere il luogo nel quale, in termini più vicini ai bisogni dei lavoratori e dell’impresa, si stabiliscono accordi che devono consentire alle parti di condividere il futuro, di condividere la crescita dell’azienda e anche la crescita delle retribuzioni”.
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