MOTO RUBATE – Il disorientamento, poi lo stomaco che si chiude e la rabbia che sale a mille. Sono queste le bruttissime emozioni vissute da chi non ha più ritrovato la propria moto, parcheggiata sul marciapiede o – ancora peggio – custodita nel garage sotto casa. Una violazione intollerabile, perché ci tocca dove ci sentiamo più sicuri e perché ci priva della nostra (per molti) più grande passione.
Passata l’incazzatura e, per i più avveduti, ottenuto il rimborso sul furto dall’assicurazione, molti si saranno chiesti che fine ha fatto la moto.
Smontata e rivenduta sulla piazza illegale dei ricambi usati? Utilizzata, con una nuova targa, per compiere una rapina? O esportata in qualche paese straniero?
E’ di questa terza fattispecie che ci occuperemo oggi, grazie alla precisa e utile segnalazione di un lettore inglese, Jon Heppel.
Motociclista di lungo corso e, soprattutto, ex ufficiale della polizia in Gran Bretagna, Jon vive oggi a Siofok, in Ungheria, e proprio in questa nazione è emersa la storia incredibile che vi raccontiamo. La polizia ungherese ha infatti sollevato il coperchio di un pentolone che celava un malaffare dal volume assai consistente. Le indagini sono attualmente ancora in corso, ma scopriamo cos’è successo.
L’ultimo viaggio
Il 6 dicembre scorso la polizia di frontiera ungherese ha fermato due cittadini ucraini sul confine tra Ungheria e Ucraina. Sui loro furgoni trasportavano la bellezza di nove moto, tutte sottratte nel Belpaese. I mezzi erano stati rubati in Italia e accuratamente smontati prima del trasporto (come testimoniano le immagini nella nostra gallery).
La bella scenetta si ripeteva 14 giorni più tardi, il 20 dicembre. Lunedì la polizia ungherese (che ringraziamo calorosamente) fermava sul confine altri due furgoni ucraini.
Il loro carico? Ovviamente motociclette italiane smontate. Questa volta erano addirittura dodici!
Due di queste, una Honda Fireblade e una KTM, erano state sottratte ai legittimi proprietari rispettivamente il 17 e il 14 dicembre a Roma.
All’origine dei furti ci dovrebbe essere – il condizionale è d’obbligo, visto che le indagini sono ancora in corso – un’organizzazione ucraina che consta di qualche appoggio in Italia. Cercheremo di darvi ulteriori informazioni sull’evoluzione dell’attività investigativa svolta dalla polizia ungherese.
Intanto vale la solita regola d’oro, quando parcheggiamo la nostra amata due ruote: se possibile, affranchiamola sempre a un palo o una ringhiera per mezzo di una catena o di un lucchettone a “U”. Persino nei box vale la pena installare un gancio a terra, utile a vincolare l’antifurto meccanico.
Potranno rubare ugualmente la nostra moto, ma forse il rischio di essere beccati li farà desistere.
Moto.it