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Opel Meriva 1.4: svelati pregi e difetti dal test drive

OPEL MERIVA 1.4 – Squadra che vince non si cambia recita il detto. Eppure alla Opel di cose ne hanno cambiate per sviluppare la seconda generazione della Meriva, monovolume compatta che dal suo debutto – era il 2003 – ha venduto ben 1 milione di unità nel mercato del Vecchio Continente.

Un bel traguardo che i vertici del marchio tedesco sperano di poter superare con questo nuovo modello.

Abbiamo avuto modo di provarla per dieci giorni andando a spasso per la capitale al volante della versione più spinta e grintosa, equipaggiata con il propulsore 1.4 turbo benzina da 140 cavalli (Euro 5).

Il nostro test drive si è svolto soprattutto in città pur con qualche gita fuori porta per saggiarne le doti non solo nel traffico caotico di Roma, ma anche in autostrada, dove questa vettura come vedremo si comporta assai bene.

Prima di addentrarci nelle considerazioni, qualche numero sulle dimensioni. È lunga 4,28 m cioè 24 cm in più rispetto alla vecchia generazione, larga 1,81 m, per un’altezza di 1,61 m mentre il passo è di 2,64 m. Insomma la nuova Opel Meriva è sì una monovolume compatta, ma neanche troppo visto che il muro dei 4 metri di lunghezza è stato definitivamente abbattutto. Se questo elemento costringe a cercare dei parcheggi (tradizionali e non “a lisca di pesce”) leggermente più grandi va da sé che l’abitabilità e il comfort ne traggono al contrario un beneficio evidente.

Veniamo adesso al design. Dobbiamo essere onesti, dal punto di vista estetico la nuova Meriva ci ha convinto sotto ogni angolazione. La parte anteriore, che adotta la medesima griglia della sorella maggiore, la berlina Insignia, e i gruppi ottici in stile Astra, presenta un buon connubio fra dinamismo, sportività ed eleganza. Il posteriore allo stesso modo ci è piaciuto per via delle linee sinuose e del portellone bicolore nero e in tinta con la carrozzeria. La vista laterale infine si caratterizza per il profilo “a onda” delle portiere. È una soluzione già vista su modelli di altre Case, ma che a nostro avvisto i designer tedeschi hanno fatto bene a replicare in quanto oltre a regalare un guizzo stilistico piacevole, ha il merito di far aumentare la superficie dei vetri posteriori che altrimenti risulterebbero troppo sacrificati, soffocando la visibilità e la vivibilità degli occupanti dei sedili posteriori.

La novità però, senza troppo girarci intorno, è il meccanismo di apertura “a libro” delle portiere posteriori (si chiama FlexDoors) che secondo quanto comunicato dalla Casa raggiunge un angolo di apertura di 84 gradi, contro i 67 gradi delle portiere tradizionali. Al di là dei numeri la nostra impressione è tutto sommato positiva. Certo occorre prendere un po’ di confidenza, soprattutto quando si vuole salire a bordo, ma al contrario il momento della discesa è quanto mai facile e veloce, molto più di una portiera tradizionale, e facilitata anche dalla presenza di maniglie sui montanti centrali.

Quello che colpisce da subito è la qualità dei materiali. Alla Opel hanno fatto le cose per bene. Le plastiche della plancia sono di qualità così come i pulsanti, le leve e le manopole. Rispetto alla vecchia Meriva la differenza è evidente. La sensazione è di trovarsi a bordo di una vettura di segmento superiore. La strumentazione è composta da 4 elementi circolari (tachimetro, contagiri, temperatura liquidi e livello carburante) e un piccolo display con i dati su km percorsi, consumo ecc. Nel complesso lo stile della strumentazione è minimalista, forse troppo, ma questa si sa è l’impronta tipica della razionalità tutta tedesca.

L’elemento della console centrale, che raccoglie i comandi, a primo impatto risulta eccessivamente compatto con i pulsanti troppo vicini fra loro, ma bastano un paio di giorni per prendere confidenza. Fra i dettagli piace la doppia manopola, quella superiore per accendere la radio e regolare il volume, e quella inferiore di maggior dimensione per cambiare stazione come avveniva sulle radio di una volta. I più pigri possono invece usare i comandi posti al volante, indispensabili del resto quando si è in marcia. Piace meno invece il display superiore in posizione centrale per via della grafica un po’ povera e poco accattivante.

Quello che non ci ha convinto è stato il tunnel centrale con sistema chiamato FlexRail, non solo perché penalizza il quinto passeggero, ma anche perché il sistema scorrevole su cui si muove il poggiabraccia risulta a nostro avviso un po’ troppo complicato e di fatto poco pratico nel suo utilizzo. Non sappiamo se l’adozione di questo tunnel abbia costretto i tecnici a rimuovere la tradizionale leva del freno a mano e quindi adottare il freno di stazionamento elettrico (attivabile tramite un pulsante sotto la leva del cambio) o se invece, cosa più probabile, sia stata una scelta progettuale prevista sin dal principio.

La parte posteriore della vettura regala una buona abitabilità. I montanti è vero sono alti, ma non pregiudicano la vista e il comfort. Davvero buona anche la qualità dei sedili che nella versione da noi provata erano in tessuto per la parte centrale e pelle in quella esterna con cuciture a vista, così come per il volante.

La nuova Opel Meriva è un veicolo adatto all’uso urbano delle famiglie ma anche per viaggi a medio-lungo raggio grazie al bagagliaio capiente che in configurazione standard offre una capacità di 400 litri (900 con i sedili abbattuti). “Geniale” ci è parso il portabici inglobato nel paraurti posteriore, pratico e utile per chi non vuole fare a meno della bici quando va in vacanza.

Al contrario abbiamo sentito la mancanza del meccanismo di apertura dall’interno del portellone posteriore che richiede l’azione manuale (non era presente il pulsante sulla chiave di accensione) e l’uscita Usb per collegare un lettore multimediale (optional).

Abbiamo avuto il piacere di guidare la versione più potente. I 140 cavalli regalano un ottimo spunto e i 200 Nm di coppia massima consentono una valida ripresa. Non abbiamo fatto delle prove scientifiche di accelerazione e quindi ci affidiamo ai dati forniti dal costruttore che dichiara uno spunto da 0 a 100 km/h in 10,3 secondi, leggermente meno della sorella diesel con 130 cavalli che ferma il cronometro a 9,9 secondi.

La rapportatura del cambio a 6 marce è equilibrata e non costringe a cambiate frequenti. La leva è corta e posta vicino al volante come ogni monovolume che si rispetti mentre gli innesti delle marce sono precisi e non abbiamo registrato imputamenti di sorta in nessuna condizione di utilizzo. Il propulsore 4 cilindri turbo comincia a farsi sentire dai 3.500 giri per dare il meglio di sé fra i 5 e i 6mila giri minuto. Il comfort in marcia è elevato sia in mezzo al traffico che nei percorsi autostradali, a dimostrazione della versatilità di impiego di questo modello. In sesta marcia a 3mila giri e 130 km/h (limite autostradale) è un bel viaggiare.

Il comportamento su strada trasmette sicurezza al guidatore che anche grazie a sedile e volante regolabile riesce a trovare in pochi istanti la posizione ideale. L’assetto è ben tarato, forse un po’ rigido su buche e dossi, a causa anche dei cerchi in lega leggera da 17 pollici a 10 razze (il nostro esemplare montava gomme Bridgestone) che dal canto loro come è logico regalano una maggiore stabilità e inserimenti in curva più precisi. Nel caotico traffico della capitale la Opel Meriva comunque si guida bene grazie alla posizione di guida rialzata.

Unica pecca si sente la mancanza dei sensori di parcheggio che sono optional sia nella versione Elective che in quella Cosmo, ma che a nostro avviso sono ormai un accessorio indispensabile soprattutto in una vettura dedicata al target familiare.

Quanto ai consumi la nostra versione è stata abbastanza assetata. In ciclo urbano ci si attesta sui valori comunicati dalla casa cioè 8,8 litri per 100 km. Con un pieno di benzina per internderci si percorrono all’incirca 350 km.

Tra i punti di forza della nuova Opel Meriva possiamo senza dubbio annoverare un design molto convincente. Sotto questo aspetto l’ultima nata della Opel risulta più accattivante di alcune concorrenti come Citroen C3 Picasso o Peugeot 3008, ma non per questo scontata se guardiamo alla scelta stilistica delle porte “controvento”. Seguono un’elevata qualità costruttiva che regala un’immagine di sicurezza e affidabilità, un comfort di tutto rispetto e una dotazione ricca (Abs con Ebd, 6 airbag, controllo della stabilità e della trazione, poggiatesta anteriori attivi, specchietti retrovisori in tinta regolabili elettricamente e riscaldabili, cerchi da 16 pollici, comandi radio al volante, radio cd, clima manuale, computer di bordo, luci di cortesia, presa 12 v, sedile guida regolabile in altezza).

Tra i punti deboli invece riscontriamo alcune soluzioni non proprio ben riuscite (tunnel centrale dell’abitacolo in testa), la mancanza di piccole tecnologie come i sensori di parcheggio e l’uscita Usb che dovrebbero essere di serie, e il prezzo che sebbene un po’ alto è comunque in linea con la qualità offerta. Se la versione del test drive parte da 20.750 euro, la gamma è proposta da 16.750 euro, una soglia più elevata della concorrente C3 Picasso (da 15.500 euro) e ancor di più della nuova Hyundai ix20 (13.500 euro). La versione più esclusiva della nuova Meriva è a listino a 22.750 euro per la versione diesel 1.7 Cdti da 100 cavalli con cambio automatico a 6 rapporti.

Quanto alla motorizzazione da noi testata possiamo affermare che certo la versione benzina da 140 cavalli è la più grintosa della gamma Meriva, ma anche quella più assetata.

Siamo convinti che le famiglie italiane guarderanno con maggiore interesse a uno dei numerosi diesel presenti (da 1,3 o 1,7 litri) declinato in 4 diversi step di potenza (75, 95, 110 e 130 cavalli).

Motori.it

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