TOYOTA VERSO – Nel 2009 la Toyota Verso ha preso il posto della Corolla Verso, rispetto alla quale è tutta nuova: con l’imponente frontale che ricorda quello della Avensis, ha una linea abbastanza personale. Soluzioni originali anche nell’abitacolo, a partire dalla strumentazione collocata al centro della plancia; peccato, però, che la qualità delle plastiche utilizzate per la consolle e per i pannelli delle porte non sia all’altezza del resto.
Nonostante la lunghezza inferiore a quella di una media famigliare (444 cm da un paraurti all’altro), a bordo ci stanno comodamente cinque persone, e anche chi siede dietro ha molto spazio per le gambe. Inoltre, ci sono due strapuntini che si estraggono dal pavimento del baule: non proprio comodissimi (la seduta si rivela troppo bassa per i lunghi tragitti), all’occorrenza permettono di viaggiare in sette.
Anche se non particolarmente potente in rapporto alla cilindrata (ha 150 CV), il 2.2 D-4D spinge bene sin dai 1800 giri e ha un funzionamento piacevolmente fluido; peccato che non eccella nei consumi, soprattutto in questa versione equipaggiata con cambio automatico. Quest’ultimo, del tipo a convertitore di coppia, può essere utilizzato anche come sequenziale selezionando i sei rapporti tramite due levette al volante. Tuttavia, la sua scarsa rapidità lo rende più adatto alla guida rilassata che a quella sportiva.
Il Sol, l’allestimento più ricco, costa meno di rivali più piccole, offre sette airbag di serie ed è garantita tre anni (o 100.000 km). Peccato, però, che determinati optional siano proposti soltanto all’interno di pacchetti predefiniti: per esempio, chi desidera il “clima” automatico bizona è costretto a ordinare il pacchetto Luxury, che comprende anche il sistema Easy Access (permette di salire a bordo e avviare il motore senza estrarre la chiave di tasca) e il regolatore elettronico di velocità. Di conseguenza, per qualsiasi piccola personalizzazione si finisce per spendere più del dovuto.
In città
La carrozzeria della Toyota Verso non è troppo ingombrante e la servoassistenza elettrica rende lo sterzo leggero a bassa velocità e in manovra: i città ci si muove agevolmente. In retromarcia, però, serve attenzione perché il lunotto – dalla forma schiacciata – lascia vedere poco: per rimediare si possono montare i sensori oppure la telecamera posteriore, che, però, non sono a buon mercato. Alle buone capacità filtranti delle sospensioni si aggiunge la comodità del cambio automatico, che diminuisce lo stress soprattutto quando si viaggia in coda; peccato che faccia salire i consumi.
Fuori città
Il motore offre una spinta abbastanza generosa, ma la risposta del cambio – anche se si preme il tasto Sport e si utilizza la modalità sequenziale innestando i rapporti con le palette al volante – è lenta, e quindi adatta alla guida rilassata. D’altra parte, nemmeno lo sterzo eccelle per prontezza e precisione, e a causa del rilevante peso della vettura fra le curve l’inerzia si fa sentire. Buona, in ogni caso, la tenuta di strada, con l’Esp spesso fin troppo pronto a intervenire. Accettabile la richiesta di carburante: con un litro di gasolio si coprono più di 14 km.
In autostrada
Ad andatura autostradale la souplesse non manca, grazie al turbodiesel dal funzionamento fluido e silenzioso; efficace anche la ripresa, favorita dal cambio automatico che scala (con lentezza, però) sino a innestare il rapporto più indicato. Un notevole contributo al comfort arriva dalle sospensioni, che isolano bene anche dalle giunzioni trasversali dell’asfalto. Peccato che a disturbare ci siano i sibili aerodinamici provocati dagli specchi retrovisori: si fanno sentire troppo già a partire dai 120 km/h.
AlVolante.it