HONDA JAZZ – E’ risaputo che la virtù sta nel mezzo e la Honda Jazz si colloca appunto sulla mediana tra un’ipotetica vettura del segmento B e una piccola MPV. Le sue doti sono: un abitacolo spazioso in tutte la direzioni e una lunghezza fuori tutto di appena tre metri e novanta, meno della Grande Punto per intenderci, ma con un’abitabilità da classe superiore.
Il motivo è dovuto ad un muso molto corto, intuitivo anche nei parcheggi più angusti, un passo di 2,5 metri, come la Lancia Musa, ed uno spazio tre la testa e il padiglione elevato, nonostante l’altezza esterna sia pari alla già citata GPunto.
IN LUNGO E IN LARGO
Riassumiamo quindi: abitabilità generosa, spazio per i passeggeri anteriori in larghezza e altezza e per chi si siede dietro la situazione è la medesima. Le ginocchia difficilmente urteranno lo schienale, i viaggi in 5 persone non sono impossibili, visto anche il tunnel quasi assente, anche se è consigliato lasciare un posto vuoto nel divano.
Le soluzioni furbe per gestire il carico e per aumentare la flessibilità poi non mancano, a partire dai sedili posteriori, che oltre a ripiegarsi nel modo classico, possono essere sollevati nella seduta per permettere di stivare, nel senso della larghezza, persino una bicicletta da adulto, a patto di smontare la ruota anteriore, della bici si intende, lasciando il bagagliaio libero per altri carichi. Bagagliaio che, da solo, misura ben 379 litri, più di quello di una Vw Golf.
CI SI SENTE A CASA
Salendo al posto di guida le regolazioni del sedile mettono a proprio agio, unico difetto, comune alla maggior parte delle orientali, è la leva di inclinazione della seduta, come avevamo già accennato per le colleghe, comoda per la velocità di manovra, meno per la precisione di inclinazione: difetti veniali. Il volante è quasi verticale, la seduta è peraltro bassa e chi si aspettava un’impostazione da MPV rimarrà deluso. Soluzioni da monovolume però ve ne sono eccome, come il doppio vano di fronte al passeggero anteriore, i numerosi porta bibite in prossimità delle bocchette di areazione per mantenerne fresco o caldo il contenuto.
Girando la chiave, dal design leggermente anni ’90, la strumentazione colpisce, nelle ore buie, per la gradevole sintonia di colori delle lancette e del display del computer di bordo, che ci segnala autonomia consumi, indicatore di cambiata e intervalli di manutenzione, poi guardandosi attorno, nella plancia e nelle portiere ci si accorge che il termine più corretto sarebbe policromia, infatti sembra che alla Honda abbiano esaurito i led ambra “ufficiali” e usino i primi colori che gli capitano a tiro, a giudicare dalla varietà di toni presenti nei pulsanti che spaziano nella vettura. Ma anche queste sono sottigliezze; parliamo di ciò perché, a dir la verità, altri difetti che meritano nota non li abbiamo trovati, anzi si, uno, manca il termometro dell’acqua, sostituito dalla spia di “motore freddo”.
“SILENZIO” ANCHE IN RIPRESA
Mettendo in moto per uscire dal parcheggio inseriamo la retro. Manca il movimento a “siringa” che ne impedisce l’inserimento accidentale: chi è abituato alle sei marce deve star attento a non grattare una volta in movimento. Prima e si parte. Il motore è silenzioso, nonostante sia di “piccola taglia” difficilmente lo sentirete urlare in abitacolo, affannandosi per riprendere giri. Le prime tre marce danno l’impressione di esser più corte e favorire le accelerazioni, mentre le ultime i consumi, ma riprendere giri in 5a marcia, diventa una missione impossibile: meglio scalare.
SICURA, MA POCO MODULABILE
Alla prima frenata brusca rimaniamo un po’ basiti, il feeling con il pedale non è come ci aspettavamo: la modulabilità è peggiore della concorrenza, bisogna pestare di più e con minor precisione. Nei rallentamenti più forzati poi sembra che quando si alza il piede dal freno questo resti ancora per poco inserito, una sensazione strana, nulla che però intacchi la sicurezza di marcia. Sicurezza coadiuvata dal sistema ESP, presente di serie, che però sembra riposare sornione anche quando dovrebbe entrare in causa per dire la sua, ad esempio nella prova dello steering pad. Per fortuna il comportamento è intuitivamente sottosterzante.
MEGLIO PASSEGGIARE
Le sensazioni forzando il ritmo sono da auto di indole cittadina, lontane dal segmento B più agguerrito, leggi Fiesta, GPunto, Polo: il rollio è evidente e i limiti son bassi, anche per via delle gomme 175/65 montate su cerchi da 15”. In autostrada è soggetta al vento laterale e sorpassando un mezzo pesante conviene tener ben saldo il volante.
Il motore è forse il particolare che sa soddisfare maggiormente: un 1.2 i V-TEC (EURO 5) aspirato “mediamente spinto” da 90cv a 6mila giri e 114Nm a 4.900giri, valori superiori alla concorrenza dei 1.2 non turbocompressi. Una spinta regolare senza vuoti neppure in basso, dove le aspettative per questi piccoli benzina sono poche. A 130km/h la lancetta segna 3700giri, alto in assoluto, ma nella media considerando il “litraggio” ridotto e l’assenza della 6° marcia, peraltro inutile con questo propulsore.
I consumi si attestano circa sui 15km/l, l’autonomia è sufficiente per l’indole dell’auto riuscendo a coprire con un po’ di accortezza quasi 600km.
La dotazione non è francescana, c’è quello che serve. Se si hanno molte esigenze ovvio che conviene passare alla versione successiva. Clima automatico, cerchi in lega, bracciolo, bluetooth,volante e cambio in pelle, fendinebbia e sensori luci e pioggia, non son presenti nel nostro modello, che si attesta sui 14.750 €, non pochi certo, ma il motore è ora Euro 5 e l’ESP viene offerto di serie, rispetto a quanto accadeva con la precedente versione Euro 4.
Morale un’auto senza troppi fronzoli, onesta, che soddisfa per la linea simpatica, per lo spazio interno da piccolo furgoncino e per le numerose soluzioni di stivaggio. Unica pecca il motore, non che il benzina non vada bene, anzi… ma si sente la mancanza di un diesel per chi macina più chilometri.
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