Incidenti stradali: calo record nel 2009

INCIDENTI STRADALI – Una cosa del genere in Italia non si era mai vista: un calo record di incidenti (-1,6%), ma soprattutto di morti (-10,3%) e feriti (-1,1). Questi i dati del 2009 appena snocciolati dall’Aci-Istat riferiti al 2009. Duemilanove? “Siamo a novembre del 2010 e solo ora – ammette non senza imbarazzo Giovannini, presidente dell’Istat – siamo in grado di fare i dati del 2009: una cosa non certo coerente con quello che dovrebbe fare un paese civile ma – continua – stiamo poi lavorando per migliorare notevolmente la cosa e fornire a breve dati molto, ma molto più tempestivi”. Onore al merito di chi, finalmente, riconosce l’assurdità di questo incredibile ritardo nel dare i dati sulla sicurezza stradale.

Ritardo o no, una cosa è certa: i sinistri sulle strade costano al Paese 28 miliardi di euro e grazie ai dati di oggi l’obiettivo fissato per il 2010 (-50% morti sulle strade) ora appare più vicino, anche se l’Italia, con una riduzione del 40,3% è solo decima in UE. Vedremo.

Tornano ai numeri scopriamo che in totale nel 2009 ci sono stati 215.405 incidentu (-1,6%); 4.237 morti (-10,3%) e 307.258 feriti (-1,1%) e che la maggior parte di questi sinistri avviene su strade urbane (76%) con la bellezza di 44,7% morti e del 72,6% dei feriti, anche se i casi più gravi si verificano sulle strade extraurbane con il 5,1 decessi ogni 100 incidenti.

Il mese “nero” sembra essere luglio, mentre giovedì e venerdì i giorni in cui avvengono più incidenti, ma va al sabato il record di quelli più gravi, con una particolare pericolosità alle ore 18. Nello studio è stato anche analizzato la tipologia dell’incidente più classico: scontro frontale; fuoriuscita di strada; urto con ostacolo; investimento pedone. Motivo? Precedenza/semaforo; guida distratta/andamento indeciso; eccesso velocità.

Detto questo, “se i dati 2010 confermeranno lo stesso trend – spiega Enrico Gelpi, presidente dell’Aci, centreremo l’obiettivo UE. Ma per far questo serve una formazione più adeguata, soprattutto verso i giovani esposti a un rischio tre volte più alto, oltre all’ammodernamento della rete stradale. A questa finalità risponde il nuovo network di autoscuole ACI Ready2Go, che si avvale di strumenti e moduli didattici altamente innovativi. Il 15% dei conducenti coinvolti in un sinistro – continua poi Gelpi – ha meno di 21 anni, quindi meno di tre anni di esperienza al volante: ecco perché l’Automobile Club d’Italia sottolinea la necessità di istituire l’obbligo per i neopatentati di un corso di guida sicura. Il nostro impegno per una mobilità più responsabile si rafforza con il nuovo progetto sperimentale ACI per il Sociale, che propone agli anziani, ai diversamente abili e agli extracomunitari una capillare attività formativa sui temi della sicurezza stradale. Tutto ciò non può però prescindere dall’ammodernamento della rete stradale: come evidenziato dallo studio presentato oggi dall‘ACI sulla localizzazione degli incidenti, tra le strade più pericolose del Paese continuano a figurare da anni le stesse arterie, dalla Pontina alla Romea, dalla Pontebbana alla Jonica”.

In ogni caso, ancora una volta l’anello debole del sistema sono le due ruote: se l’indice di mortalità medio dei veicoli è pari a 0,9%, per motocicli e biciclette è più che doppio (1,9%). L’indice di lesività, che nella media è pari a 71,3%, raggiunge infatti il 100% per i motocicli, il 99,1 per i motorini e il 93,3 per le biciclette.

Ma dall’indagine di oggi emerge anche un altro dato: i conducenti più giovani (18-21 anni) coinvolti in incidente rappresentano il 15% del totale mentre sono solo il 4,7% dei patentati. Hanno quindi una probabilità di essere coinvolti tripla rispetto alla media. (per confronto: tra 40 e 44 anni abbiamo il 12 % dei patentati ed il 10% dei conducenti coinvolti in incidente).

Questi giovani pagano un alto tributo: se a bordo di un’autovettura, grazie anche ai dispositivi di sicurezza di cui dispongono i veicoli più moderni, la probabilità di subire conseguenze è di poco superiore a quella di restare incolumi (1,1 contro 1), a bordo di un motociclo per ogni conducente incolume ci sono 9 morti o feriti mentre a bordo di un ciclomotore il rapporto diventa 1 a 11. Praticamente la probabilità di riportare lesioni o morire a bordo delle 2 ruote è 10 volte maggiore che su una autovettura.

Repubblica.it

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