AUTO LOW-COST – Tutti pazzi per i prodotti low-cost. È quanto emerge da un’indagine TNS commissionata dalla Casa automobilistica Dacia. Anche se solo fino al 2007 il 50% degli italiani non conosceva neppure l’espressione, come confermano i dati di un’altra ricerca condotta in quell’anno. Il fatto che oggi circa il 76% degli intervistati assicura di aver fatto uso di offerte low-cost, o che non avrebbe nessun problema a farlo, significa che nel giro di tre anni molto è cambiato.
Il dato che qui più c’interessa non è però quello generalista di “prodotto low-cost” ma è quello legato al mondo dell’auto: il 68% del campione ha dichiarato infatti che non avrebbe esitazioni ad acquistare una vettura della fascia low-cost.
La Dacia, di proprietà del Gruppo Renault, ha indubbiamente avuto molto peso nel creare un atteggiamento diverso nei confronti di questo fenomeno. E il balzo dalle poco più di mille auto vendute nel 2006 alle oltre 20.000 dello scorso anno non è dovuto solo ad una gamma che si è andata ampliando. La sua Duster, primo suv low-cost, è quasi a quota 10.000 ordini nella sola Italia dal giorno del lancio avvenuto pochi mesi fa.
Le ragioni di un successo del genere vanno cercate non solo nel momento difficile che il mercato e la società stanno vivendo. Il prezzo medio, al di là degli allestimenti, d’acquisto proprio del suv Dacia si aggira attorno ai 17.500 euro, ben 5.000 in più rispetto alla versione base. E solo 2.000 euro scarsi meno del best-seller della categoria nell’allestimento entry-level, la Nissan Qashqai.
L’osservazione è qui implicita. L’auto low-cost non è vincente solo per il prezzo basso, come poteva essere pochi anni fa, quando sul mercato italiano arrivarono prodotti essenziali come la Koral Innocenti, per ricordarne uno. No, oggi l’asticella del low-cost si è alzata, e non di poco. In termini di qualità. E in parte anche di prezzo. Non è più possibile per un Costruttore che vuole inserirsi nel mercato europeo cercare l’eclatante ribasso: le sole norme antinquinamento e per la sicurezza non permettono il vecchio “prezzo stracciato”, troppo alti i costi industriali.
Anche se si produce altrove. Il fatto è che la forbice tra prodotto non “low-cost” e prodotto “low-cost” si è oggi assottigliata. In termini di qualità e di prezzo finale. Sia sufficiente, per restare nel campo dell’auto, pensare all’evoluzione delle Case coreane, Hyundai e Kia in testa, che hanno conquistato fette sempre più larghe di mercato prendendo sempre di più le distanze dalla categoria dei Costruttori economici. Annoverarle oggi tra le low-cost è pura pigrizia.
Ma anche nuove Case, per il nostro mercato, come la cinese Great Wall, offrono prodotti già buoni ma non certo con vantaggi stratosferici in termini di costi rispetto alla concorrenza più nota e quotata. E non sarebbe possibile altrimenti. Il tempo del “tutto ad 1 euro!” non c’è più. E meno che meno nel mondo dell’auto. Low-cost è un prezzo concorrenziale, ragionato, efficace. E sempre più vicino a quello “normale/reale”. E il 68% degli italiani disposti in futuro ad acquistare un’auto low-cost sono la prova che funziona davvero.
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