Per raggiungere il “proving ground”di CheongNa dove “assaggeremo” in anteprima assoluta la nuova Mpv di Chevrolet occorre molta pazienza, perché le auto nei dintorni di Seoul sono tante e medio-grandi o grandi, mentre lo spazio è poco. In più, arrivati al circuito ci viene vietato di scattare foto in movimento; ma abbiamo fatto 9.000 km per arrivare qui e ci tocca subire la prova “a luci spente” della Orlando.
L’auto, che al debutto al Salone di Parigi sembrava corpulenta, appartiene alla classe “quattro metri e mezzo” e ha un impatto visivo quasi normale. È molto squadrata, relativamente stretta in rapporto alla lunghezza, con ha un frontale imponente e incisivo. L’allestimento interno degli esemplari a disposizione dev’essere quello più economico, perché prevede rivestimenti dall’aspetto austero e manca di guarniture che potrebbero “riscaldare” l’ambiente. L’abitacolo, però, è ben pensato, ben costruito e pure ben disegnato, anche senza esibire soluzioni di grande impatto a eccezione del vano “segreto” accessibile sollevando il pannello di comando del sistema audio.
Il parabrezza poco inclinato e il cofano piatto, con ingombri ben definiti, facilitano la visibilità anteriore; dietro, invece, i poggiatesta la ostacolano. Lo spazio in lunghezza e altezza è tanto. Nella seconda fila di sedili c’è posto abbondante per gambe e testa e anche l’eventuale passeggero centrale se la passa bene, perché il rilievo del divano è poco pronunciato e l’accenno di tunnel non obbliga a tenere i piedi in posizioni strane. Le porte laterali posteriori sono incernierate davanti, e non scorrevoli come sulle concorrenti più recenti, ma hanno un grado di apertura ragionevole anche per chi deve accedere ai sedili della terza fila.
Il meccanismo che sblocca e trasla in avanti il divano centrale è pratico, così come quello che fa emergere dal piano del bagagliaio le due poltroncine separate. Coloro che si accomodano qui – anche se si tratta di due adulti – beneficiano di un’accoglienza assolutamente dignitosa, col solo disagio di dover tenere le ginocchia un po’ più alte della norma. Naturalmente, come su tutte le monovolume compatte a sette posti, quando si utilizzano tutti i sedili, lo spazio per i bagagli non è granché, ma il modo di caricare un paio di borse morbide, se non tre, lo si trova. Viaggiando in quattro/cinque, invece, c’è spazio a volontà, perché il padiglione della Orlando è un prisma quasi perfetto, ideale per ottimizzare la possibilità di carico.
SU STRADA
Il 2.000 turbodiesel, che in Italia avrà 131 o 163 CV, qui è in una versione intermedia da 155 CV destinata ad altri mercati, ma è comunque assimilabile alla nostra variante top. La rumorosità meccanica è contenuta, quella aerodinamica – a circa 130 km/h – un po’ meno, ma il vento forte che spazza la spianata di CheongNa impedisce di valutare quanto dipenda dall’auto e quanto incidano le condizioni ambientali. Il cambio a sei marce è piacevole da manovrare e opportunamente preciso. La taratura dell’alimentazione di questo esemplare (speriamo di preserie…) taglia però la spinta tra una cambiata e altra, rendendo l’accelerazione meno decisa di quanto, in realtà, potrebbe essere nelle corde di questo motore.
L’assetto, niente affatto cedevole, è molto composto anche sulle curve sopraelevate del circuito (situazione ben lontana da quella che sarà la quotidianità della Orlando), mentre lo sterzo sembra leggermente gommoso e non prontissimo nelle piccole correzioni. Questa sensazione è meno avvertibile sulla Orlando 1.800 a benzina da 141 CV, probabilmente per il minor peso che grava sull’avantreno. Qui, però, il cambio a sole cinque marce e la pigrizia a basso numero di giri impongono una guida all’insegna dei regimi medio-alti e di frequenti variazioni di rapporto quando si vuole viaggiare speditamente che non è certo adatta a un’auto di questo tipo.
MERCATO
La commercializzazione italiana della Orlando comincerà a gennaio e i prezzi verranno resi noti solo alla fine di novembre, ma non è azzardato ipotizzare un ventaglio compreso tra 20 e 25 mila euro, il che inserirebbe la Orlando tra le offerte più interessanti nel suo segmento, specie in combinazione con l’usuale generosità di allestimento delle auto coreane.
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