Aspettando che stasera il Ministero dei Trasporti rilasci i dati ufficiali, Federauto ha chiesto un commento a Piero Carlomagno, presidente dell’Unione Concessionari del Gruppo Fiat (UCIF). “È vero, in questo momento siamo in difficoltà – ha detto Carlomagno -, è sotto gli occhi di tutti. I fattori sono molteplici e articolati. Però Fiat sta ponendo in atto delle strategie volte a riconquistare il terreno perduto. Con un po’ di pazienza arriveranno i nuovi modelli previsti dal piano industriale ma stiamo già lavorando, con la Casa, per trovare nuove strategie, nuove iniziative, e ridisegnare le regole della distribuzione. Anche il cambio di management, con l’inserimento del nuovo amministratore delegato Andrea Formica, va in questa direzione”.
Spiega invece qual è la situazione dei marchi esteri Adolfo De Stefani Cosentino, presidente dei concessionari Mercedes (UCISM). “Se devo significare la situazione dei marchi premium – ha spiegato – , noi perdiamo meno perché avevamo già subito una forte contrazione negli anni precedenti. Per cui, nello specifico, ci parametriamo con un 2009 che già era stato avaro nei nostri confronti. Sui marchi premium pende sempre il problema irrisolto della fiscalità delle auto aziendali, completamente starato rispetto agli altri paesi europei. Se il governo sistemerà questa anomalia, le aziende torneranno a svecchiare i loro parchi auto con indubbi vantaggi per l’ambiente, la sicurezza, l’occupazione del nostro comparto e le tasse introitate dallo Stato. Un meccanismo virtuoso dove tutti uscirebbero vincenti”.
A proposito di occupazione nel comparto auto in Italia, è delle stesse ore la notizia, riportata da Automotive News Europe, di un piano che prevede l’incremento della produzione di auto Fiat all’estero. Fabbrica Italia, “il più straordinario piano industriale che il nostro Paese abbia mai avuto”, come l’avevano descritto Elkann e Marchionne, sembra sempre più un’utopia. Secondo fonti interne all’azienda, citate dall’autorevole testata automotive, Fiat è pronta ad investire all’estero, ovvero negli Stati Uniti, in Polonia e in Serbia. In particolare si tratterebbe di aumentare la capacità produttiva del sito di Tychy, in Polonia, da 606.000 unità all’anno a 780.000 unità; raddoppiare quella dello stabilimento in Serbia fino a 400.000 unità e ricollocare la produzione delle future berline Lancia/Chrysler e di Alfa Romeo Giulia negli stabilimenti americani di Chrysler. Se questo verrà confermato, l’idea di “costruire più veicoli Fiat in Italia e portare più italia nel mondo” è destinata a svanire.
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