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Kawasaki Z 1000 SX, moto sportiva e da turismo

Come vi avevamo promesso poche settimane addietro, in occasione della presentazione statica della nuova Kawasaki Z 1000 SX all’Intermot di Colonia, in questi giorni siamo volati nel Sud della Spagna per un primo contatto dinamico con la Sport Touring di Akashi.

Siamo appena scesi di sella dopo un bel giro di circa 150 km nell’entroterra della Costa del Sol, tra Marbella e Ronda in sella alla Z 1000 SX, e siamo già pronti per comunicarvi le prime impressioni di guida. In serata, poi, avremo la possibilità di approfondire gli aspetti tecnici del nuovo “bombardone verde” direttamente con i suoi progettisti, e di conseguenza torneremo sull’argomento quanto prima.

TURISMO SI’, MA DIVERTENDOSI

L’obiettivo dei tecnici e del marketing di Kawasaki era di costruire una Sport Touring a medio raggio, come confermatoci dal dott. Vicarelli in una intervista di poche ore fa. Ora che l’abbiamo provata possiamo confermare che le intenzioni della Kawasaki hanno pienamente centrato l’obiettivo, poiché la Z 1000 SX riesce ad essere una moto da turismo facile e divertente, senza aver perso quasi nulla delle qualità sportive della sorella nuda da cui deriva.

COMODA PER DUE

La posizione di guida della Z 1000 SX ricorda, ovviamente quella della naked, rispetto alla quale troviamo qui un manubrio più alto, realizzato con due semimanubri in lega leggera, in luogo del manubrio in tubo. La posizione in sella che ne deriva è leggermente sportiva, con il busto inclinato in avanti in maniera appena accennata. Le pedane rimangono nella posizione progettata per la naked, quindi i piloti più alti si troveranno un po’ costretti, ma non in maniera fastidiosa.

Il cupolino, punto di maggior distinzione dalla Z 1000, è regolabile su tre posizioni, azionando una levetta posta sotto la strumentazione, in maniera facile e veloce anche indossando i guanti.

La protettività offerta è buona, ma solo nella posizione più alta, visto che con il plexiglas completamente abbassato le spalle rimangono abbastanza scoperte. C’è da dire, però, che il colpo d’occhio guadagna molto quando il cupolino rimane in posizione bassa, mentre quando si alza, la linea della moto perde un po’ di grazia.

In Kawasaki hanno cercato, poi, di facilitare al meglio la vita del passeggero, ridisegnando la sella a questi dedicata, che è leggermente più ampia e aggiungendo una coppia di maniglie laterali cui aggrapparsi. Dovendo lavorare su una ciclistica già esistente, ovviamente, ad Akashi non hanno potuto fare miracoli, di conseguenza le maniglie sono un po’ basse, ma tutto sommato il passeggero non se la passa affatto male.

Per offrire la possibilità di fare turismo in coppia, è disponibile in optional un set di valigie laterali marchiate Kawasaki che non rovinano la linea della moto e permettono di ampliare le capacità di carico, visto il ridottissimo spazio presente sotto la sella.

IN AUTOSTRADA: DNA KAWASAKI

Diceva Carlo Talamo: “non c’è niente di più veloce di un Kawa in autostrada”, come dar torto al compianto genio delle Harley in Italia?

Da che mondo è mondo una Kawasaki eccelle per la precisione di guida alle alte velocità, e anche la Z 1000 SX non fa eccezione a questo asserto. L’abbiamo provata per una trentina di chilometri in autostrada, verificando che le medie chilometriche consentite da questa moto sono sicuramente elevate. L’allungamento dei rapporti di trasmissione finali ha permesso al motore di esprimersi al meglio, di conseguenza il limite di velocità autostradale viene mantenuto con il motore in souplesse poco oltre i 5.000 giri/min.

La riserva di potenza del quadricilindrico da 1.043 cc e 138 CV, però, è tale da consentire alla Z 1000 SX di schizzare oltre i 200 km/h in un attimo, e di effettuare sorpassi in tutta sicurezza, qualora si rendessero necessari.

A 130 km/h il cupolino protegge bene (nella posizione rialzata), anche se qualche piccola turbolenza attorno al casco la si avverte.

IN MONTAGNA: FATE LARGO!

Precisione di guida e direzionalità alle alte velocità non hanno inficiato l’agilità della Z 1000 nel misto. La nuova Z 1000 SX, non appena si imbocca una strada di montagna, rivela la sua anima sportiva e si inerpica sui tornanti con grande agilità.

Il comportamento delle sospensioni è globalmente più morbido rispetto alla sorella nuda, e ciò permette di guidare più in scioltezza e rendendo maggiormente prevedibili le reazioni della ciclistica. L’avantreno si conferma molto robusto e preciso in percorrenza, sia nei curvoni veloci che nei tornantini stretti, ma la grossa differenza si avverte dal retrotreno.

La nuova taratura dell’ammortizzatore e la diversa progressività dei leveraggi, conferiscono più comfort all’intera moto, laddove la Z 1000 nuda è decisamente più “duretta”.

La capacità delle sospensioni di filtrare le asperità è ottima, sia sui piccoli avvallamenti che sulle buche profonde, laddove non si arriva mai a fondo corsa.

Il motore si conferma un eccellente amico in tutte le situazioni. L’allungamento dei rapporti gli permette di girare a regimi più bassi rispetto alla Z 1000 nuda, e ciò fa sì che possa esprimere ancor meglio tutta la sua elasticità di marcia. In montagna si ha a disposizione coppia a sufficienza per inserire un rapporto alto, anche la sesta, e andar via in scioltezza da una curva all’altra senza dover ricorrere al cambio, concentrandosi sulla guida e sul divertimento. Fino a 7.000 giri/min, non si avverte alcuna vibrazione, che invece si fa fastidiosa superando questo limite. Oltrepassare i 7.000 giri, però, equivale ad andare davvero fortissimo, e quindi oltrepassare ampiamente i limiti della sicurezza su strada, quindi, a nostro avviso, il problema non si pone.

Il rendimento dei freni è complessivamente buono, anche se il comando al manubrio è un po’ spugnoso per via della solita presenza di tubi in gomma, alla quale i giapponesi non sembrano ancora intenzionati a rinunciare. Non abbiamo potuto provare l’ABS che, ovviamente, sarà disponibile a richiesta.

Omnimoto.it

davide

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