Marchionne ospite di Fazio: “La Fiat farebbe meglio senza l’Italia”

“Nemmeno un euro dei due miliardi dell’utile operativo previsto per il 2010 arriva dall’Italia. La Fiat non può continuare a gestire in perdita le proprie fabbriche per sempre”: parole di Sergio Marchionne, amministratore delegato del Lingotto, ospite della trasmissione “Che tempo che fa” su Raitre di domenica sera, condotta da Fabio Fazio. Sentite poi la risposta all’osservazione secondo cui, in Italia, la Fiat è sempre stata considerata alla stregua di una azienda pubblica: “Qualsiasi debito verso lo Stato è stato ripagato in Italia, non voglio ricevere un grazie, ma non accetto che mi si dica che chiedo assistenza finanziaria”.

STATO E INDUSTRIA

Dopodiché, Marchionne (apparso più magro del solito) ha messo i puntini sulle i anche per quanto riguarda l’alleanza con Chrysler: “La Fiat ha collaborato con lo Stato per costruire il futuro industriale del Paese, e oggi ha collaborato con il governo Usa per salvare Chrysler. Stiamo risanando l’azienda e pagheremo il debito”. Secondo l’ad del Lingotto, “quel tipo di collaborazione Stato-industria esiste in tutti i Paesi del mondo, l’importante è ripagare i prestiti e che lo Stato non diventi gestore delle società”. Il riferimento è al denaro prestato da Obama alla Casa americana.

INCENTIVI? MAH…

Marchionne s’è tolto altri sassolini dalle scarpe: “Noi non abbiamo chiesto finanziamenti, a differenza di quanto hanno fatto i tedeschi e i francesi. Gli incentivi sono soldi che vanno ai consumatori, e aiutano noi indirettamente perché in Italia sette auto su dieci sono straniere”. Ci pare di poter dire che stavolta il riferimento è a Opel (GM), Peugeot e Citroën (Gruppo PSA).

PERICOLO CAMORRA

Altrettanto interessante il suo pensiero sullo stabilimento di Pomigliano d’Arco (Napoli): “Se la Fiat dovesse smettere di fare auto in Campania, avremmo, credo, un problema sociale immenso, specialmente in una zona dove la camorra è molto attiva. Considerando l’indotto lavorano 20.000 persone”. Le critiche dei sindacati? Marchionne non le condivide affatto. E riguardo alle richieste sindacali di conoscere il piano futuro: “Di nuovi modelli ne abbiamo quanti se ne vuole, dobbiamo però dare ai nostri stabilimenti la possibilità di produrre ed esportare, gli impianti devono essere competitivi, altrimenti non possono produrre e vendere niente”. Duro il confronto Italia-Polonia: “I nostri 6.100 dipendenti producono oggi le stesse auto che si producono in tutti gli stabilimenti italiani”.

SIAMO INDIETRO

Marchionne snocciola numeri che non fanno onore al nostro Paese: “L’Italia è al 118° posto su 139 per efficienza del lavoro e è al 48° posto per la competitività del sistema industriale. Negli ultimi 10 anni, non ha saputo reggere il passo con gli altri Paesi. Non c’è nessuno straniero che investe qui. E gli attacchi verso la Fiat di questi giorni peggiorano la situazione”.

PAUSE

E la polemica sulle pause durante il lavoro? “Il sistema di tre pause ogni 10 minuti, proposto per Pomigliano e Melfi, è già applicato a Mirafiori. Fa parte degli sforzi per ridisegnare il processo di produzione. E, poi, i 10 minuti che si perdono sono pagati”.

MERITOCRAZIA

Fabbrica Italia, sostiene il manager italo-canadese, vale 20 miliardi di euro di investimenti, ma per renderlo operativa ci vuole la piena governabilità degli stabilimenti. Comunque, Marchionne vuole premiare la produttività in Italia: “La proposta che abbiamo fatto è dare alla rete industriale di Fiat la capacità di competere con i Paesi vicini a noi, in cambio io sono disposto a portare il salario dei dipendenti a livello di quelle nazioni”. Quindi gli stipendi si alzeranno? “Il salario cambierà se il sistema di produzione in Italia farà altrettanto: può darsi che sia un cambiamento difficile da sopportare, ma vogliamo migliorare i 1.200 euro di stipendio ai dipendenti”. In riferimento alle proteste dei singoli operai, l’ad Fiat sostiene che “serve un progetto condiviso: non posso accettare che tre persone mi blocchino un intero stabilimento, questa è anarchia non democrazia”.

NAZIONALE IN TV? MALATTIA

C’è chi teme per i diritti dei lavoratori, e allora Marchionne puntualizza: “Meno della metà dei nostri dipendenti appartiene a una sigla sindacale; il 12,5% dei dipendenti è iscritto alla Fiom. A Pomigliano non abbiamo tolto il minimo diritto, abbiamo cercato di assegnare la responsabilità della gestione di uno stabilimento ai sindacati per gestire insieme a loro le anomalie”. In riferimento alle polemiche per le troppe assenze (dovute a malattia) nella fabbrica di Pomigliano, Marchionne è tagliente: “Quando il 50% dei dipendenti si dichiara ammalato in un giorno specifico dell’anno, vuol dire che c’è una anomalia”. Ma in che giorno avviene tale anomalia? La domanda di Fazio. E l’ad Fiat: “Dipende da che partita c’è”. Chiara l’allusione all’esordio dell’Italia ai Mondiali in Sudafrica 2010, appena svoltisi (1-1 contro il Paraguay).

POLITICA, VADE RETRO

Lei entrerà in politica? Ecco un’altra domanda intrigante di Fazio. Decisa la risposta di Marchionne: “Scherziamo? Faccio il metalmeccanico, produco auto, camion e trattori”.

LE REAZIONI

Immediata la replica di politici e sindacati. Secondo Cesare Damiano (capogruppo in commissione Lavoro del Pd), “le parole di Marchionne sono ingenerose nei confronti dell’Italia e dei lavoratori che hanno contribuito a fare grande la Fiat. L’azienda è nata e cresciuta nel nostro Paese più di 100 anni fa, e se oggi è una multinazionale di successo è anche grazie a questo inizio”. E Rocco Palombella, segretario della Uilm, va giù pesante: “Continuare a dire che solo all’estero la società realizza profitti è umiliante per i lavoratori. Frasi offensive per chi si sta impegnando a realizzare il progetto Fabbrica Italia. La Uilm ha siglato l’accordo di Pomigliano senza dirsi però disposta a firmare cambiali in bianco, per questo chiediamo Marchionne proposte unitarie e concrete, per discutere di un piano per ogni stabilimento italiano”. Pungente pure Bruno Vitali, responsabile Auto della Fim-Cisl: “Marchionne deve credere di più nell’Italia e smettere di tenerci appesi. Ha sempre detto che qui perde, ma se investe anche l’Italia genererà profitti come avveniva prima della crisi”.

È IL SUO STILE

Non è solo il “manager col pullover” che ha contribuito a salvare la Fiat: questo non si può negarlo. Quando intervistato, Marchionne risponde in modo perentorio alle domande, com’è nel suo stile. Magari non tutti potranno essere d’accordo con quanto ha dichiarato, magari è un manager che ama la provocazione verbale, ma almeno, quando sollecitato su temi importanti (perfino da un conduttore mieloso come Fazio), consente di scrivere un articolo. O, in questo caso, di attrarre l’attenzione dei telespettatori. Senza trincerarsi dietro frasi nebulose. Anche se va ricordato che il 90% di quanto ha spiegato a Fazio, l’ad Fiat l’aveva già detto a più riprese in diverse occasioni. Il fatto è che la televisione era e resta, in Italia, una formidabile cassa di risonanza: una mezza parola detta in tv vale più di mille dichiarazioni pubbliche. E quest’ultima intervista di Marchionne ne è la conferma: basterà vedere lo spazio che domani i quotidiani daranno alle sue frasi.

Omniauto.it

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